L’anno che verrà: cosa tenere d’occhio nel 2021

“Ma la televisione ha detto che il nuovo anno
Porterà una trasformazione
E tutti quanti stiamo già aspettando”
-Lucio Dalla-
Dopo un anno in cui la pandemia da coronavirus ha monopolizzato la scena è iniziato un anno in cui, si spera, il mondo proverà a trovare una nuova normalità. Dopo avervi raccontato gli eventi salienti del 2020 nel nostro riassunto, oggi proviamo a tracciare un quadro di quello che sarà il 2021 attraverso alcuni elementi chiave che abbiamo individuato per voi. Fermo restando che uno dei temi principali sarà la lotta al coronavirus e la campagna vaccinale più grande di tutti i tempi, oggi non vogliamo parlare di pandemia.

La svolta politica dell’anno: Germania – A livello politico tutti gli occhi saranno inevitabilmente puntati sulla Germania e la data cerchiata in rosso sul calendario è una sola: il 26 settembre 2021. In quella data, infatti i tedeschi andranno alle urne per eleggere il proprio governo e, per la prima volta da 16 anni, tra i candidati alla cancelleria non ci sarà Angela Merkel. Erano le 16:00 del 22 novembre 2005 quando la Merkel giurò diventando per la prima volta Cancelliere Federale, un ruolo che lascerà per la prima volta a settembre dopo quattro mandati consecutivi e 5782 giorni ininterrotti alla guida della Germania.
La fine dell’era-Merkel porta con sé innumerevoli punti interrogativi. Il primo riguarda inevitabilmente il suo successore che verrà deciso il 16 gennaio dal congresso della CDU che dovrà anche fare i conti con la decisione di Annegret Kramp-Karrenbauer, già individuata come erede della Merkel, di non candidarsi dopo la sconfitta delle scorse amministrative in Turingia. Al momento sembrano essere in tre a contendersi il ruolo: l’ultraconservatore Friedrich Merz, l’ex Ministro dell’ambiente Armin Laschet e il Ministro presidente della Renania Settentrionale-Vestfalia Norbert Röttgen. Nessuno dei tre sembra però essere in grado di riempire il vuoto che lascerà la cancelliera, ancora capace di raccogliere da sola un terzo delle preferenze dei tedeschi. Gli interrogativi sono molteplici anche su come sarà la politica tedesca post-Merkel e sul ruolo che il paese avrà nell’Unione Europea dopo l’uscita di scena di quella che per anni è stata il vero leader dell’UE.
Lo scontro dell’anno: Taiwan – Per qualcuno è “l’isola che non c’è” visto che, con i suoi 23 milioni di abitanti in 35mila Km2, molti stati non hanno relazioni diplomatiche con Taipei. Ma quest’anno Taiwan potrebbe trasformarsi in un nuovo focolaio di tensione con la Cina che, dopo Hong Kong, vorrebbe portare sotto il proprio controllo anche quella “provincia ribelle” che negli anni ha sviluppato una forte identità e un’autonomia sempre maggiore. Le relazioni tra i due stati non sono certo mai state semplici tanto che, dopo la cessione dell’isola alla Cina da parte del Giappone nel 1945, già nel 1947 iniziarono i primi moti indipendentisti che portarono due anni dopo ad una sostanziale indipendenza da Pechino. Dopo anni di guerra aperta e decenni di stallo diplomatico e militare, le relazioni sembravano essersi stabilizzate alla fine degli anni ’90. Lo scorso anno, però, Taiwan è stato terreno di scontro per tre motivi: lo scoppio di proteste anticinesi, il supporto del governo dell’Isola ai movimenti democratici di Hong Kong e le relazioni sempre maggiori con gli USA.

Imponendo la sua legge su Hong Kong, ponendo di fatto fine all’esperienza “un paese due sistemi” che avrebbe voluto applicare anche a Taiwan, Pechino ha mostrato il suo vero volto esasperando la situazione. Da un lato Taiwan non è disposta a fare la fine dell’ex colonia britannica e vuole a tutti i costi affermare la propria autonomia, dall’altro la Cina vorrebbe definitivamente porre fine alle mire indipendentiste e per questo ha fatto salire tensioni e allarmismo, intensificando la pressione militare su Taiwan ad un livello senza precedenti per decenni. Negli ultimi mesi le forze armate di Pechino hanno condotto una fitta serie di esercitazioni militari, aeree e terrestri, insolitamente vicino all’isola per intimidire i suoi leader e la sua popolazione. A differenza di quanto accaduto ad Hong Kong, però, se decidesse di forzare la mano con Taiwan la Cina troverebbe una situazione ben diversa con un governo che non ha intenzione di piegarsi a Pechino e che è disposto a schierare il proprio esercito per resistere. Per questo motivo Xi Jinping si è fino ad ora trattenuto da un attacco frontale ma è improbabile che le tensioni si riducano. Saranno invece sempre maggiori, con Pechino che ha compreso la necessità di una maggiore coercizione e intimidazione per mettere in ginocchio una Taiwan sempre più capricciosa e che potrebbe dunque fare del 2021 l’anno della stretta finale.
Summit dell’anno: COP26 – Dall’1 al 12 novembre 2021 andrà in scena la 26° conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (cop26). Rinviata di un anno a causa della pandemia, sarà organizzata congiuntamente da Italia e Regno Unito anche se avrà luogo, se mai sarà possibile svolgerla in presenza, esclusivamente al SEC Center di Glasgow mentre nel nostro paese avranno luogo appuntamenti ad essa collegati. Il summit di Glasgow avrà l’arduo compito di riportare le tematiche ambientali al centro delle strategie degli stati dopo un anno in cui tutte le attenzioni sono state concentrate sulla pandemia. Come previsto nell’Accordo di Parigi sul Clima, siglato nel 2015, verrà attivato il cosiddetto “meccanismo a cricchetto” che porterà ad una rivalutazione delle strategie e degli obiettivi delineati nella capitale francese. Nell’Accordo era infatti previsto che ogni cinque anni, divenuti sei a causa della pandemia, gli stati presentassero un rapporto su quanto fatto per calibrare la strategia comune e verificare l’attualità e la fattibilità degli obiettivi. Ad oggi, secondo il monitoraggio effettuato da Climate Action Tracker, tutti i principali stati avrebbero fatto sforzi insufficienti o gravemente insufficienti per raggiungere gli obiettivi di Parigi.
Da monitorare nel corso dell’anno per avvicinarsi al summit di Glasgow sarà senza dubbio la posizione degli Stati Uniti. Dopo la decisione del Presidente Donald Trump di uscire dall’accordo di Parigi, infatti, sembra possibile un’inversione di rotta con Joe Biden che ha già annunciato di voler incrementare gli sforzi in ambito ambientale e di voler rientrare immediatamente negli accordi internazionali sul clima, Parigi incluso. Se dovesse mantenere fede alle promesse fatte in ambito green, il nuovo presidente potrebbe affrontare la COP26 ponendosi come guida per gli altri paesi nel tracciare la linea da seguire.

L’addio dell’anno: Raul Castro – Per chi ha sempre guardato a Cuba come alla terra di Fidel Castro e Che Guevara, il 2021 sarà un anno di grande cambiamento. Dopo la svolta del 2019 con la decisione di cedere la presidenza a Miguel Díaz-Canel, Raul Castro ha infatti già annunciato una decisione che porrà definitivamente fine alla Cuba castrista. In occasione del Congresso del Patrito Comunista Cubano, che si terrà tra il 16 e il 19 aprile, Il fratello di Fidel dirà addio alla scena politica dimettendosi da leader del partito e passando il testimone all’attuale presidente. Per la prima volta dalla sua creazione nel 1965, il Partito Comunista Cubano sarà guidato da qualcuno di esterno alla famiglia Castro ponendo fine ad un’era che durava dalla rivoluzione cubana. “Sarà il congresso della continuità, espressa attraverso il passaggio progressivo e ordinato delle principali responsabilità del Paese alle nuove generazioni” scrive il quotidiano ufficiale del partito Granma. Ma ciò che è certo è che, continuità o meno, sarà un momento storico per l’isola socialista che vedrà per la prima volta fuori dalla politica nazionale i principali fautori della rivoluzione che rese celebre Cuba.
Evento sportivo dell’anno: Olimpiadi Tokyo – Sarà l’anno buono? Non lo possiamo sapere ancora, ma tutto lascia presagire che i Giochi Olimpici andranno in scena regolarmente. Al di là delle competizioni sportive, quelle di Tokyo saranno Olimpiadi che rimarranno nella storia per diversi motivi. Un primo dato a renderle uniche sarà innanzitutto la data: pur continuando a chiamarsi Tokyo 2020, saranno i primi Giochi Olimpici della storia a svolgersi in un anno dispari. Se durante le guerre le olimpiadi vennero annullate a mai recuperate, è infatti la prima volta che la rassegna olimpica viene posticipata di un anno. Curioso che sia toccato proprio a Tokyo che già nel 1940 dovette rinunciare alle olimpiadi, già assegnate ed organizzate, a causa dello scoppio della guerra. Ma al di là delle date sarà un evento che rimarrà nella storia come il primo grande evento sportivo post pandemia, un segnale di ripresa e speranza per il mondo che dovrà essere completamente ripensato e riorganizzato per renderlo compatibile con l’emergenza sanitaria che, presumibilmente, non sarà ancora del tutto terminata.
Il 2021 sarà dunque un anno pieno di momenti chiave e ricorrenze. Sarà l’anno del 700° anniversario della morte di Dante e del 75° della nascita della Repubblica Italiana, sarà l’ultimo anno di Mattarella come Presidente della Repubblica e il primo di Joe Biden come Presidente degli Stati Uniti d’America. Insomma, sarà un anno pregno di eventi e di spunti che, speriamo, potrà farci dimenticare un 2020 monopolizzato dalla pandemia. Forse.