Quirinale, giorno 5: Il centrodestra è morto, il centrosinistra spaccato. Così l’elezione del Presidente diventa una rissa

Sono le 14.58 quando Fico annuncia i risultati della prima votazione segnando la fine del centrodestra. La sconfitta della Casellati fa implodere la coalizione e costringe a nuove trattative con il centrosinistra che, però, in serata si spacca.

Quando il gioco si fa duro, i franchi tiratori iniziano a giocare. È la legge non scritta delle elezioni per il capo dello stato. Questa volta i traditori non sono 101 ma 71 e a farne le spese non è il centrosinistra ma il centrodestra. A farne le spese è la seconda carica dello stato: la Presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati. E peggio di così non poteva andare. Quella che doveva essere una prova di forza, si è rivelata una catastrofe. L’obiettivo del centrodestra, che conta 453 grandi elettori, era di arrivare almeno a 410-420 voti dimostrando così una certa unità prima provare l’affondo nel pomeriggio. Alla fine, però, l’asticella si è fermata a 382. Pochi. Troppo pochi.

La Casellati segue lo scrutinio al fianco di Fico contando i voti “segnati” come da copione dai partiti del centrodestra. Capisce che qualcosa non sta funzionando. Inizia a messaggiare nervosamente dal suo smartphone, tanto che Fico deve rallentare più volte la conta perché lei smette di passare le schede ai segretari. Alla fine della votazione sembra abbia un attimo di mancamento, lo percepiscono in pochi, ma un assistente parlamentare si affretta a darle un sostegno fisico, offrendole il braccio. Esce dall’aula senza dire nulla. La seconda carica dello stato è bruciata da 71 franchi tiratori. Non serve molto per capire chi ha tradito. Come da consolidata tradizione i partiti hanno “segnato” le schede, scrivendo lo stesso nome in modo diverso, per misurare la fedeltà. L’accordo di ieri era chiaro: la Lega scrive solo Casellati, Fdi Elisabetta Alberti Casellati, Forza Italia Elisabetta Casellati, Coraggio Italia Alberti Casellati. Le defezioni, in questo modo portano una firma inequivocabile. La firma di Forza Italia, proprio il partito della Casellati. Il centrodestra si spacca con Meloni e Salvini che si dicono uniti e accusano gli azzurri. È il momento più buio per la coalizione che si sentiva invincibile e che ora smarrita sembra in cerca di una via. Intanto il tempo stringe in vista della seconda votazione fissata per le 17 e il momento sembra propizio per il centrosinistra che dopo l’astensione del mattino potrebbe riprendere in mano la partita. Non è così, dal vertice tra PD LeU e M5S non escono nomi ma solo l’indicazione di votare scheda bianca. Una scelta fatta più che altro per misurare quella frangia che da giorni vota per Sergio Mattarella e le cui fila vanno ingrossandosi. Come prevedibile, mentre il centrodestra decide di astenersi, i voti per il presidente uscente arrivano da ogni dove e alla fine saranno 336. Due nulla di fatto, alla fine della giornata, ma se il secondo passa sostanzialmente senza fare danni il primo è un vero cataclisma.

E adesso che succede? È questa la vera domanda che aleggia, irrisolta a fine giornata. Dal tardo pomeriggio, dopo lo strappo sul voto alla Casellati, Forza Italia si è smarcata dagli alleati iniziando ad incontrare in autonomia i leader del centrosinistra in cerca di un accordo senza rispondere più a Lega e Fratelli d’Italia. Salvini e Meloni devono ammettere la sconfitta e rinunciano a forzature aprendo al dialogo con tutti. A un passo dal baratro, Matteo Salvini incontra il premier Draghi per verificare in estremo la possibilità di un accordo che tenga insieme il destino del governo e il nome del prossimo capo dello Stato. Poi subito da Conte e Letta per trovare un nome condiviso con le forze politiche che sembrano trovare una quadra e per qualche ora sembra si sia addirittura trovato l’accordo per votare Elisabetta Belloni già da questa mattina. Ma è un’illusione che dura poche ore, giusto il tempo di far circolare il nome sui principali media italiani. Da subito Forza Italia si dice contraria alla numero uno del DIS ricevendo l’appoggio di Italia Viva con Renzi che annuncia che non la voterà. Anche i cinque stelle si spaccano con DI Maio che attacca Conte con una dichiarazione dai toni forti: “Trovo indecoroso che sia stato buttato in pasto al dibattito pubblico un alto profilo come quello di Elisabetta Belloni. Senza un accordo condiviso. Lo avevo detto ieri: prima di bruciare nomi bisognava trovare l’accordo della maggioranza di governo. Tutto ciò, inoltre, dopo che oggi è stata esposta la seconda carica dello Stato. Così non va bene, non è il metodo giusto”.

È chiaro a questo punto che se la Belloni venisse eletta salterebbe la maggioranza venendo meno quel principio di condivisione tra tutti i partiti auspicato da Draghi. Ma mentre anche i grandi elettori del Pd pubblicano comunicati duri sulla decisione di Belloni e sul passaggio diretto dai Servizi al Colle, sorge il dubbio che il suo nome sia stato fatto per disorientare gli avversari e la stampa su quella che sarà la vera mossa dei leader delle forze che reggono il governo. Riemerge insomma lo spettro di un accordo tra Salvini e Conte. L’idea che i due possano tramare in segreto per trovare un nome era già circolata nei giorni scorsi tanto da costringere Letta ad imporsi nel vertice di ieri mattina e chiedere l’astensione del centrosinistra alla prima votazione, temendo che nel segreto dell’urna questo accordo diventasse palese con l’elezione della Casellati. Di certo, appare scelta incauta quella di spifferare sottovoce alla stampa, come hanno fatto i leghisti, o proclamare a gran voce, come ha fatto Grillo, il nome del candidato presidente il giorno prima dello scrutinio per eleggerlo. Verrebbe da pensare che l’intento vero sia quello di bruciare Belloni, coprendo con questa notizia il nome vero. Italia Viva e Forza Italia credono ancora che l’operazione Casini possa riuscire. Marta Cartabia è un’altra opzione ancora percorribile, se vengono superate le resistenze grilline. E poi c’è Mattarella per il quale ieri si è mossa una marea di grandi elettori e su cui molti iniziano a nutrire più di qualche speranza.

Le certezze insomma sono sostanzialmente due: il centrodestra non esiste più e il centrosinistra potrebbe fare la stessa fine a breve. L’elezione del Capo dello Stato, insomma, si trasforma in un tutti contro tutti e dal marasma emergono le forze populiste che potrebbero provare il colpaccio. Oggi potrebbe già essere il giorno decisivo con il tentativo di eleggere un Presidente già da questa mattina (prima votazione alle 9.30). Ma oggi, potrebbe essere anche l’ennesima giornata di scontro e trattative in attesa che si sblocchi una situazione che pare sempre più intricata.


Le immagini che restano

  1. Sconforto: La casellati segue sconfortata e con distacco lo spoglio che la vede sconfitta.
  2. Tradito: Primo ad uscire dal vertice con Conte e Salvini, Enrico Letta parla di responsabilità ed ottimismo, afferma che “ci vuole tempo” evitando di fare riferimenti a nomi o personalità. Passano pochi minuti ed escono gli altri due leader che decidono per una linea diversa annunciando che la candidata sarà una donna. “Basta, ci vuole serietà, sennò così si bruciano candidati e soluzioni” il commento stizzito del leader del PD
  3. Tweet: Elio Vito comunica su Twitter di non aver voluto seguire l’indicazione di voto del suo schieramento, ovvero di votare Elisabetta Casellati, e al tempo stesso di non far parte del gruppo dei franchi tiratori che, nell’urna, hanno “tradito” la comanda dei leader. “Non sono d’accordo con la decisione del cdx di votare, senza un accordo, Casellati. Il metodo giusto per eleggere il Capo dello Stato in questa situazione è cercare la condivisione con il centrosinistra” aveva comunicato poco prima sempre sui social.

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