È guerra in Europa: la situazione, gli equilibri e l’utilità delle sanzioni dell’occidente

L’offensiva russa in Ucraina, partita nella notte, costringe l’occidente ad una reazione. Ma mentre gli alleati della Russia sembrano pronti a fornire un sostegno concreto a Putin, USA e Stati Uniti continuano sulla strada delle sanzioni. Ma a farne le spese potrebbe essere proprio l’occidente.
Alle prime luci dell’alba, le 4 di notte in Italia, si concretizza lo scenario più drammatico che si potesse immaginare. Vladimir Putin tiene un discorso alla nazione in cui annuncia l’avvio di “un’operazione militare speciale” con l’obiettivo di “smilitarizzare e denazificare l’Ucraina”. Poi avvisa il resto del mondo: “Chiunque cerchi di interferire con noi, e peggio di creare minacce per il nostro paese, il nostro popolo” ha detto Putin”deve sapere che la risposta della Russia sarà immediata e vi porterà a conseguenze come non le avete mai sperimentate nella storia”. Quasi in contemporanea con l’annuncio a Kiev iniziano a suonare gli allarmi. Cinque grosse esplosioni si sentono nella capitale e svegliano la popolazione. E poi via via nel resto del paese la situazione precipita. I bombardamenti su Odessa, Kharkiv e Mariupol sono la conferma che l’attacco su larga scala è iniziato.

Le notizie che arrivano dall’Ucraina per tutto il giorno sono frammentate e discordanti, come logico che sia all’inizio di un nuovo conflitto. La cronaca della guerra è fredda e cruente. Prima i bombardamenti su obiettivi militari e civili, come l’aeroporto di Hostomel a 35 km dalla capitale. Poi l’attacco via terra lungo i confini con le troppe russe che sarebbero penetrate per diversi km in territorio ucraino da sud già in mattinata mentre forti scontri si registrano a nord dove l’esercito russo tenta di sfondare per raggiungere Kiev. Sono i primi passi di una vera e propria invasione, che durerà «per il tempo necessario», ha annunciato il Cremlino. Nel pomeriggio il primo bilancio era di almeno 50 soldati ucraini uccisi e “decine di civili” fra le vittime.
Ma mentre Putin ripete che non si tratta di una guerra e che la Russia non intende invadere l’Ucraina, il resto del mondo condanna quasi in blocco la mossa del Cremlino che ha spezzato all’improvviso ogni tentativo diplomatico. Lo scoppio del conflitto, che pure era ampiamente previsto, sembra aver colto di sorpresa il mondo occidentale che ora si interroga su quale possa essere la risposta più efficace all’attacco russo. L’Unione Europea sembra intenzionata a proseguire sulla strada delle sanzioni con la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, che ha condannato duramente “questo attacco barbaro” annunciando un “pacchetto di sanzioni massicce e mirate” con le quali verranno colpiti “settori strategici dell’economia russa”: sarà bloccato l’accesso a tecnologie e mercati che sono fondamentali per la Russia con l’obiettivo di “indebolire la base economica della Russia e la sua capacità di modernizzazione”. Se dal punto di vista militare l’Unione Europea non può muoversi, possono farlo gli stati membri che al momento non sembrano però intenzionati a correre in soccorso di Kyev. Ungheria e Germania hanno anzi già fatto sapere di non voler fornire armi o altri aiuti militari all’Ucraina. La Nato, dal canto suo, ha iniziato a mobilitare le sue truppe annunciandone lo spostamento verso i confini dell’Ucraina per proteggere i confini dell’Alleanza Atlantica e monitorare il conflitto senza, al momento, prevedere un intervento diretto. La stessa strategia stanno seguendo gli Stati Uniti che già nei giorni scorsi avevano iniziato a spostare le proprie truppe verso est per essere pronti ad un eventuale intervento che, per il momento, non è però previsto mentre il presidente Biden tenta la via diplomatica e torna a minacciare ulteriori sanzioni.
Sostegno alla Russia arriva invece dagli alleati storici. Il leader bielorusso Lukashenko, che inizialmente aveva smentito ogni possibile partecipazione, ha annunciato che “qualora fosse necessario le truppe bielorusse sono pronte ad intervenire”. Ma se l’intervento diretto ancora non c’è stato, quello indiretto è già in corso e proprio dalla Bielorussia questa mattina una lunga colonna di uomini e mezzi ha varcato il confine con l’Ucraina per puntare verso Kiev. Appoggio a Mosca, anche se in misura minore, arriva anche dalla Cina che non solo non ha condannato l’attacco rifiutandosi ufficialmente di parlare di “invasione” ma ha anche criticato l’occidente per aver fornito armamenti all’Ucraina.

I servizi di sicurezza occidentali, che finora hanno predetto accuratamente il corso degli eventi, ritengono che Putin intenda rovesciare il governo ucraino e insediare al suo posto un regime fantoccio. Questa strategia di “decapitazione” coinvolgerà non solo il governo centrale, ma anche i governi regionali e locali. Sono state compilate liste di funzionari ucraini che saranno arrestati o uccisi. L’esercito ucraino è determinato a reagire. Ma è probabile che si trovi pesantemente sconfitto. L’obiettivo russo potrebbe essere circondare Kiev e forzare il crollo o le dimissioni del governo ucraino, guidato da Volodymyr Zelenskij. Difficile pensare che le sanzioni opposte dall’occidente, per quanto pesanti e in grado di piegare l’economia russa, possano distogliere Putin dal suo obiettivo ed è anzi possibile che tali misure possano avere gravi conseguenze su chi quelle sanzioni le sta imponendo.
Se la Russia interromperà le forniture di gas all’Europa, infatti, i consumatori e l’industria ne risentiranno gravemente. Gli effetti diretti si faranno sentire maggiormente nei paesi che dipendono di più dal gas russo, in particolare la Germania e l’Italia che proprio dalla Russia ottiene il 45% del gas importato. Le sanzioni alla Russia, insomma, potrebbero ritorcersi facilmente contro l’occidente che rischia di precipitare in un vortice di inflazione e recessione. E in tal caso, a pagarne le conseguenze potrebbero essere i leader europei, più vulnerabili all’opinione pubblica rispetto all’oligarca russo. A ciò si aggiunge la pressione sui governi occidentali che dovranno rispondere in modo adeguato e tempestivo alla nuova ondata di profughi, oltre cinque milioni secondo le prime stime, che arriveranno dall’Ucraina e che potrebbero mettere in difficoltà l’Unione Europea, sempre divisa su questo tema.
La situazione, dunque, è delicata e complessa ma l’iniziativa resta nelle mani di Putin che sembra avere tutto l’interesse per proseguire con la sua azione in Ucraina. Nelle prossime settimane, però, sarà necessario agire con forza e determinazione per contenere quanto possibile questo conflitto.