Il business milionario degli incendi e l’interesse della criminalità per i roghi

Nell’Italia devastata dagli incendi, come ogni anno ci si affretta a trovare la causa dei roghi. Ma mentre si parla di “cause naturali”, “autocombustione o fatalità troppo spesso si ignora il business criminale che si cela dietro questi fenomeni.

I cieli di mezza Italia si tingono di rosso. Il rosso delle fiamme che divorano decine di migliaia di ettari del Belpaese. Il rosso del sangue di una ferita che puntualmente si riapre ogni estate lacerando un pezzo consistente di paese. L’Italia, ed in particolare il sud, brucia sotto il sole torrido di un’estate senza precedenti. Ma anche questa volta, come spesso accade, non brucia per colpa del caldo. Non solo, per lo meno.

Basta, infatti, sfogliare le ultime statistiche per avere conferma di una grande, quanto triste, verità: boschi e terreni non s’incendiano da soli. Le cause naturali non arrivano al 2% e “sono dovute esclusivamente a fulmini”, ha chiarito negli scorsi giorni Filippo Micillo, capo dell’ufficio pianificazione e coordinamento del servizio antincendio boschivo per i vigili del fuoco. Lo afferma citando le statistiche 2019 dei carabinieri forestali. Statistiche che restituiscono un’immagine ancor più drammatica di quella che può apparire guardando esclusivamente alle fiamme che divorano il sud Italia senza interrogarsi sulle cause. Quasi sei volte su dieci i roghi sono stati intenzionali, anche se la percentuale potrebbe salire ancora, perché poi bisogna fare i conti con un 22,5% di azioni non classificabili. Meno del 14% i blitz colposi, per disattenzione o incuria mentre un altro 4,4% è attribuito a cause indeterminate.

Fornire un identikit di chi appicca gli incendi non è certo facile ma, ancora una volta, i numeri possono aiutare a farsi un’idea. Numeri che indicano come i piromani, intesi come persone con disturbi psichici che li portano a dare fuoco a oggetti o ambienti naturali, sono una minoranza. Numeri che, invece, sembrano indicare la presenza di una strategia criminale vera e propria. I dati relativi allo scorso anno, infatti, indicano come nelle quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa si sono registrati il 54,7% dei reati di incendio boschivo, con l’84% della superficie danneggiata. È la mafia dei terreni, pascoli e boschivi. Una criminalità organizzata in preda ad una follia distruttiva dietro cui si cela sempre un interesse più ampio. Interessi confermati anche dalle recenti indagini della Commissione Parlamentare Antimafia che ha alzato la soglia di attenzione sul fenomeno.

Ma perché la criminalità organizzata da fuoco ai territori che controlla? A chi giova? Cosa si nasconde sotto la cenere che rimane a fiamme spente? Una ragione è la pervicacia di cosche e clan nel dimostrare che, di qualunque area, sono in grado di indirizzare destini, fortune e sfortune. Dimostrano ai proprietari che possono fare il bello e il cattivo tempo. A maggior ragione se i boschi e i pascoli incendiati sono assoggettati a vincolo di inedificabilità. Se il proprietario non si piega alle richieste estorsive dei criminali ecco che scatta la furia incendiaria. Un meccanismo che si ripete ogni anno, in modo sostanzialmente identico. Già nel 2001 gli 007 del Sisde insistevano sulla presenza delle mafie nelle ricostruzioni post incendio in ogni angolo del Belpaese. Nelle relazioni della Dia nazionale si ripetono le stesse affermazioni, praticamente da sempre. E poi c’è il business dei rimboschimenti, dove i forestali stagionali assunti fanno da bacino di voti e le mafie coordinano chi organizza le operazioni di appiccamento. Un business enorme, quello dei rimboscamenti, capace di muovere centinaia di milioni di euro ogni anno. Solo in Sicilia si calcola che si spendano 400 milioni di euro all’anno per il rimboschimento, in Campania nel 2017 50 milioni di euro.

Il fuoco che distrugge il nostro paese, insomma, fa gola alla criminalità. “L’autocombustione non esiste” aveva detto qualche anno fa Roberto Pennisi, magistrato della Direzione nazionale antimafia. E mentre ci si convince che la colpa degli incendi sia da ricercare in tragiche fatalità che fanno divampare roghi immensi si ignora cosa davvero alimenti quelle fiamme.

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