Come cambiano i decreti sicurezza

Mi stupisce la completa disumanità di questo signore
– Gino Strada-


Nella serata di lunedì, il governo ha approvato le modifiche ai “decreti Sicurezza” voluti dall’ex ministro dell’interno e leader della Lega Matteo Salvini. Con il decreto “Misure per la sicurezza delle città, l’immigrazione e la protezione internazionale”, proposto dal presidente del Consiglio Conte e il ministro dell’Interno Lamorgese, il governo ha deciso di non abrogare in toto i provvedimenti di Salvini ma di apportare delle modifiche lasciando invariate molte disposizioni presenti nel testo precedente.

Immigrazione – Con le modifiche ai decreti sicurezza si è ridisegnata la normativa in tema di immigrazione. In particolare torna in vigore il permesso di soggiorno per motivi umanitari, previsto dal “Testo Unico sull’Immigrazione” del 1998 ma abrogato dai decreti, che prenderà il nome di “protezione speciale”. Questo tipo di permesso, che avrà una durata di due anni, verrà concesso agli stranieri che presentano seri motivi di carattere umanitario o “risultanti da obblighi costituzionali o internazionali dello stato italiano”. I permessi di soggiorno concessi per protezione speciale, poi, rientreranno tra quelli convertibili in permessi di lavoro che consentano di restare sul territorio italiano più a lungo.

In tema di rimpatrio, poi, l’art.1 sancisce il divieto di rimpatrio e respingimento non solo verso paesi in cui i diritti umani vengano violati in maniera sistematica ma anche per tutti quegli stranieri che hanno una vita consolidata in Italia. “Non sono ammessi il respingimento o l’espulsione o l’estradizione di una persona verso uno stato qualora esistano fondati motivi di ritenere che essa rischi di essere sottoposta a tortura o a trattamenti inumani o degradanti. Nella valutazione di tali motivi si tiene conto anche dell’esistenza, in tale stato, di violazioni sistematiche e gravi di diritti umani”, si legge nel nuovo testo “Non sono altresì ammessi il respingimento o l’espulsione o l’estradizione di una persona verso uno stato qualora esistano fondati motivi di ritenere che l’allontanamento dal territorio nazionale comporti una violazione del diritto al rispetto della propria vita privata e familiare, a meno che esso non sia necessario per ragioni di sicurezza nazionale ovvero di ordine e sicurezza pubblica”.

Sempre all’art.1 è stato poi affrontato il tema più divisivo: il soccorso in mare. La maggioranza si è più volte divisa su questo tema a causa della vicinanza di molti esponenti dei 5 stelle alle posizioni leghiste in tema di ONG e aiuto ai migranti. In questo ambito, dunque, rimane in vigore la norma dei decreti sicurezza per cui ministro dell’interno, in accordo con il ministro della difesa e dei trasporti, può vietare lo sbarco di navi che abbiano effettuato operazioni di salvataggio in mare se si tratta di imbarcazioni non militari. Questo divieto, però, non è applicabile nei casi in cui le operazioni di salvataggio siano state effettuate nel rispetto del diritto internazionale e comunicando per tempo alle autorità competenti lo svolgimento delle operazioni.

Non scompaiono invece i Centri di Permanenza per il Rimpatrio. Pur essendo stati una delle misure più criticate negli ultimi anni, come dimostrano le recenti tensioni per l’apertura del CPR di Milano, il governo ha deciso di non abolire i centri ma di modificarne la durata massima della detenzione. Utilizzati per identificare e respingere i migranti arrivati irregolarmente in Italia, sono diventati dei veri e propri lager in cui è concessa di fatto la reclusione fino a 180 giorni. Proprio su questo aspetto è intervenuto timidamente il governo abbassando a 90 il limite massimo di permanenza. Torna invece alle origini il sistema di accoglienza Sprar che si chiamerà “Sistema di accoglienza e integrazione” e tornerà ad essere un sistema di accoglienza diffuso gestito dai comuni e destinato non più solo alle persone più vulnerabili, ai minori e a chi è beneficiario di protezione umanitaria, ma anche a tutti i richiedenti asilo.

Critiche invece sono arrivate per la decisione di non ripristinare la situazione pre-decreti sicurezza in tema di cittadinanza. L’ex ministro dell’Interno Salvini, infatti, aveva voluto prolungare il tempo massimo per l’ottenimento della domanda da due a quattro anni raddoppiando così i tempi necessari per diventare a tutti gli effetti italiano. Con le modifiche approvate lunedì, si è deciso di non riportare quel termine a due anni ma di abbassarlo di un solo anno prevedendo un tetto massimo di tre anni. Uno in meno di Salvini, uno in più rispetto al passato.

Sicurezza – Le modifiche, però, non intervengono solo in tema di immigrazione ma anche nella normativa relativa alla sicurezza pubblica. Il cosiddetto “Daspo urbano” ad esempio viene rinforzato, permettendo al questore di applicare il divieto di accesso ai locali pubblici anche a chi ha riportato una denuncia o una condanna non definitiva relativa alla vendita di sostanze stupefacenti nel corso degli ultimi tre anni. Resta intatto anche il reato di blocco stradale, depenalizzato nel 1999 e reintrodotto da Salvini per colpire manifestanti ed antagonisti, con una pena variabile da 1 a 6 anni di reclusione che raddoppia se il fatto è commesso da più persone e non da un singolo individuo.

In tema di sicurezza, sull’onda dell’indignazione per i fatti di Colleferro, si è introdotta quella che i media hanno già ribattezzato la “norma Willy” che rende più severe le pene per risse e condotte violente. Qualora qualcuno perda la vita o riporti lesioni gravi durante una colluttazione, il solo fatto di aver preso parte alla rissa diventa punibile con la reclusione da sei mesi a sei anni.

Una serie di modifiche, timide e disomogenee a dir la verità, che non accontentano ne l’una e ne l’altra parte. Da un lato chi ha spinto in questi anni per un’abrogazione dei decreti sicurezza è rimasto senza dubbio deluso da un intervento troppo limitato seppur importante, dall’altro i sostenitori della lega vedono questo gesto come un ennesimo attacco al loro leader per spalancare le porte ai clandestini. “Si torna alla mangiatoia, si torna alla pacchia, per scafisti, trafficanti e finte cooperative.” Ha commentato l’ex ministro Salvini “Non penso sia quello di cui ha bisogno il paese”. “Eliminare i decreti sicurezza” gli risponde il ministro Provenzano “era un atto dovuto e ci abbiamo messo fin troppo a farlo”. Siamo certamente ancora lontani da una riforma organica che consideri le migrazioni come un fatto strutturale e non emergenziale ma le modifiche apportate sono certamente un primo passo. Un primo passo per uscire dall’inferno dei diritti in cui eravamo precipitati con il governo gialloverde e tornare verso la civiltà.

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