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Allarme siccità in tutta Italia: si va verso il razionamento dell’acqua potabile?

In gran parte delle regioni italiane l’acqua scarseggia e mentre i raccolti già sono a forte rischio è sempre più concreta la possibilità di un razionamento dell’acqua potabile per i cittadini. Ma le responsabilità di questa ondata di siccità non sono solo delle condizioni atmosferiche estreme.

La mancanza d’acqua era già preoccupante ad inizio primavera quando temperature sopra la media ed assenza di precipitazioni avevano messo a dura prova le riserve idriche del nostro paese. Ora con un’anomalia climatica sempre più evidente la mancanza di acqua potabile sta diventando un vero e proprio problema nazionale e potrebbe portare a conseguenze gravi anche in territori solitamente non toccati dalla cronica siccità estiva. I cambiamenti climatici, insomma, hanno portato l’Italia ad una situazione che si era vista raramente nella storia recente del nostro paese con una siccità diffusa in tutte le regioni e situazioni al limite dell’emergenza in diverse zone.

A lanciare l’allarme è stato nei giorni scorsi l’Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche che ha sottolineato come siano diverse le regioni italiane, da nord a sud, che stanno affrontando situazioni di grave criticità. In particolare preoccupano le situazioni di Lombardia e Lazio: “Mentre in Lombardia si va verso lo stato di crisi idrica regionale” si legge nel comunicato di ANBI “l’incubo del razionamento dell’acqua potabile torna ad aleggiare sul Lazio, dove la quasi assenza di precipitazioni sta diventando allarmante: calano significativamente i livelli dei fiumi Tevere e Liri, ma anche dei laghi di Bracciano e di Nemi.” Sui Colli Albani, per evitare interruzioni di fornitura idrica, il gestore Acea Ato2 ha chiesto alla regione un incremento di prelievo dalla sorgente del Pertuso, una delle fonti del fiume Aniene, la cui condizione già critica (-60% rispetto alla media stagionale) rischia di aggravarsi. Situazione analoga si registra in Emilia Romagna, dove piogge disomogenee hanno portato leggero ristoro agli esangui corsi d’acqua, ma non hanno impedito che il bilancio idroclimatico di alcune zone scendesse al di sotto dei minimi storici. Grave è anche la situazione dei fiumi toscani, dove l’Arno ha una portata pari al 27% della media e l’Ombrone è in grande sofferenza, trasportando solo 1,56 metri cubi al secondo. In Abruzzo nei mesi scorsi, a causa della scarsa pioggia, sono stati toccati livelli di deficit superiori al 90% (ad esempio a Penne con -93,3%). A ciò si aggiunge la sofferenza delle regioni del sud Italia e delle isole, tradizionalmente soggette a fenomeni di siccità nei mesi estivi: in Campania, Puglia, Basilicata e Sardegna la situazione risulta drammatica con il livello dei bacini idrici, naturali e artificiali, in costante diminuzione e vicino alla soglia critica.

La situazione al momento è critica e l’annunciato arrivo di “Scipione”, l’anticiclone africano che porterà temperature oltre i 35°, rischia di far ulteriormente precipitare le condizioni delle riserve idriche in tutta la penisola. Dopo un inverno in cui la pioggia è stata un miraggio, insomma, ci stiamo addentrando in un’estate in cui di precipitazioni non se ne vede nemmeno l’ombra. La prima conseguenza la si avrà sui raccolti con Coldiretti che ha già sottolineato come, con le condizioni attuali, siano a forte rischio le semine primaverili di riso, mais e soia ma anche le coltivazioni di cereali e foraggi, gli ortaggi e la frutta. E mentre i raccolti già soffrono, all’orizzonte si prospetta una misura drastica per arginare quanto possibile la mancanza di acqua potabile: il razionamento dell’acqua. In molte regioni, con il Lazio in testa, è infatti già allo studio la possibilità di chiudere i rubinetti in determinate fasce orarie ogni giorno per ridurre il consumo di acqua potabile e gestire così le riserve idriche in affanno in attesa che nuove precipitazioni possano dare respiro ad una situazione sempre più critica. 

Ma se il razionamento dell’acqua potabile, per quanto al momento tenuto come ultima spiaggia, può risolvere il problema in una situazione emergenziale come quella attuale è necessario un intervento strutturale in grado di ridurre al minimo il verificarsi di situazioni come quella che stiamo vivendo. Se buona parte delle responsabilità di questa situazione sono da attribuire a condizioni climatiche sempre più estreme non si può negare la presenza di fattori prevedibili e risolvibili: da un lato il mancato adeguamento alla domanda, con una rete idrica sempre uguale nonostante l’aumento della popolazione, e dall’altro una manutenzione carente della rete idrica provoca ogni anno perdite medie del 40%. Se dunque, nel breve periodo, poco si può fare per contrastare fenomeni atmosferici sempre più estremi, è necessario ed urgente un intervento volto a ridurre al minimo le criticità della rete idrica italiana in modo che possa resistere anche in situazioni di forte stress come quella attuale. L’arrivo dei fondi del PNRR, ad esempio, potrebbe essere un’occasione per investire su una rete idrica funzionante e con minori sprechi ma ad oggi la questione non sembra essere tra le priorità del nostro paese. Chissà che un’estate senza acqua possa far cambiare idea.

Tutto Gallera minuto per minuto: storia tragicomica di un assessore.

Sembra ieri che Giulio Gallera, frontman leghista dell’emergenza covid, sembrava a un passo dalla candidatura a Sindaco di Milano per il centrodestra. Oggi, invece, dopo una serie infinita di gaffe e sparate pubbliche si ritrova isolato sempre più vicino ad una sostituzione.

Giunge al capolinea l’avventura di Giulio Gallera nella giunta del presidente Fontana. Uno scenario inimmaginabile un anno fa quando l’assessore al welfare era una delle figure di punta della squadra di governo leghista. Sceso in politica nel 1990, quando venne eletto consigliere di Zona19 a Milano, fu uno dei primissimi sostenitori di Berlusconi e di Forza Italia con cui viene eletto per la prima volta nel 1997 in consiglio comunale a Milano. Dopo altri tre incarichi da consigliere, con la rielezione nel 2001 nel 2006 e nel 2011, arriva il passaggio in Regione con l’elezione al Pirellone nel 2013 come consigliere regionale. Nel 2018, dopo la vittoria di Fontana entra a far parte persino della giunta chiedendo e ottenendo anche una delle deleghe più prestigiose e complicate: la sanità.

Se gli avessero detto che proprio la sanità avrebbe posto fine anzitempo alla sua esperienza in giunta, forse ci avrebbe pensato due volte. Da marzo in poi, con lo scoppio della pandemia, quello di Giulio Gallera è diventato un nome conosciuto da tutti nel bene e nel male. L’inizio, bisogna ammetterlo, fu scoppiettante: in una situazione epocale, in cui nessuno sembrava capire nulla, lui era costantemente in tv o sui social a spiegare cosa stesse accadendo e cosa fosse necessario fare. A marzo nell’immaginario collettivo Giulio Gallera era la Lombardia. Un uomo forte e instancabile che, mentre la stessa OMS brancolava nel buio, era sempre pronto a dar risposte ai cittadini. La sovraesposizione mediatica aveva portato i suoi consensi alle stelle tanto che avevano iniziato a circolare voci su una sua candidatura per il centrodestra a sindaco di Milano. Voci mai smentite veramente e anzi cavalcate dallo stesso assessore che dichiarò apertamente: “Sono milanese, sono stato vent’anni al Comune, conosco ogni via della mia città e ne sono innamorato. Mi sono sposato qui, ho due figli al liceo, se servirà candidarmi, non mi tirerò indietro”.

Poi, però, qualcosa si è rotto. La Lombardia, divenuta epicentro europeo della pandemia, ha mostrato gradualmente tutti i suoi limiti e lo scoppio di casi eclatanti, dalla gestione delle RSA all’inutilità dell’ospedale in fiera, ha alzato attorno a Gallera polemiche e richieste di dimissioni. Al dramma della sanità Lombarda si sono aggiunte poi le sue uscite pubbliche. Quello che era il suo punto di forza è diventata la sua croce e nelle sue dirette ha inanellato una serie di strafalcioni da far invidia a un Luca Giurato qualsiasi. Celebre è diventata ad esempio la sua spiegazione dell’indice RT che in quel momento era a 0,51 in Lombardia: “Che cosa vuol dire questo?” si chiese in diretta sulla pagina Facebook di regione Lombardia “Vuol dire che per infettare me bisogna trovare due persone nello stesso momento infette… Questo vuol dire che non è così semplice trovare due persone infette nello stesso momento per infettare me”. Poi ancora, dopo essere scivolato sulla temperatura corporea sostenendo che sia preoccupante se superiore al “37,5%”, aveva deciso di ringraziare le strutture private che “hanno aperto le loro terapie intensive e le loro stanze lussuose anche a pazienti ordinari”. Una serie di dichiarazioni fuori luogo e sconclusionate che hanno costretto Matteo Salvini ad intervenire direttamente e, pur lasciando al suo posto l’assessore nonostante le richieste di dimissioni da parte di tutte le opposizioni, chiedere a Gallera di fare un passo indietro e smettere di apparire pubblicamente.

Così il frontman leghista è passato nel giro di tre mesi da uomo di punta dell’amministrazione lombarda a figura imbarazzante, da silenziare per evitare polemiche e crisi. Richieste di dimissioni e di commissariamento della sanità lombarda si sono susseguite per mesi prima di affievolirsi, solo parzialmente, con l’arrivo dell’estate e il calo nella curva dei contagi. Ma proprio in estate, soffrendo forse il calo della popolarità, Gallera ha deciso di attirare nuovamente su di sé i riflettori. Dopo mesi passati a chiedere ai cittadini lombardi sacrifici e responsabilità esortandoli a rinunciare alle vacanze per scongiurare una seconda ondata ha infatti deciso bene di pubblicare una sua foto dal pronto soccorso di Lavagna, in Liguria. Nulla di grave, per fortuna, solo una brutta ferita alla testa mentre giocava a paddle, durante una vacanza con amici e parenti. E via di nuovo con accuse e polemiche per la sua decisione di partire fregandosene dei suoi stessi appelli alla responsabilità. Polemiche che sono continuate per tutto settembre con le mozioni di sfiducia presentate dalle opposizioni che hanno tenuto occupato Gallera fino ad un finale di anno non meno turbolento. Con l’arrivo dell’autunno, infatti, a tenere sulla cresta dell’onda l’assessore lombardo è stato il caos vaccini con la Lombardia che si è fatta trovare ampiamente impreparata per la campagna antinfluenzale tanto che, dopo 13 gare indette e fiale pagate fino a 13 euro ciascuna (contro una media nazionale di 4,5 euro a dose), a inizio dicembre due terzi delle persone che ne avrebbero avuto diritto non avevano ancora fatto il vaccino per mancanza di dosi. Sfumata anche la polemica sui vaccini è di nuovo un suo post su Instagram a riaccendere le polemiche. Da buon milanese Gallera ha infatti deciso di celebrare Sant’Ambrogio facendo quello che lo fa stare meglio: una corsa con un gruppo di amici lungo il naviglio immortalata sul popolare social network con tanto di didascalia. “Oggi 20 km lungo il Naviglio Martesana. La maratona è maestra di vita. Stringere i denti e non mollare mai”. 20km, almeno tre comuni diversi attraversati. Il tutto mentre la Lombardia si trovava in zona arancione con il conseguente divieto di uscire dal comune e di praticare sport in gruppo.

Buio. Sipario. Applausi.

Prima di tornare in scena per salutare il suo pubblico con l’ultimo bis: “Ci avevano detto che i vaccini sarebbero arrivati a metà gennaio, poi hanno detto il 4 gennaio. Noi ci siamo organizzati per quella data. Abbiamo medici e infermieri che hanno 50 giorni di ferie arretrate. Non li faccio rientrare in servizio per un vaccino nei giorni di festa”. Immediata e inequivocabile la replica di Regione Lombardia: “Le dichiarazioni dell’assessore Gallera non sono state condivise e non rappresentano il pensiero del governo della Lombardia”. Anche il suo partito ora lo scarica, sbugiardandolo pubblicamente e prendendo le distanze. Entro metà mese sarà rimpasto in giunta e Gallera dovrà lasciare la sua poltrona. L’ex frontman lombardo, isolato come non mai, tornerà nel camerino a ripensare a quel breve momento in cui è stato il leader del centrodestra lombardo. Un ricordo lontano mentre sulla sua esperienza politica scorrono i titoli di coda.

Forse.