Colpo di mano in Francia: un Parlamento deserto approva la legge sulla sicurezza globale

“Allons enfants de la Patrie,
Le jour de gloire est arrivé!
Contre nous de la tyrannie,
L’étendard sanglant est levé!”
75 voti favorevoli e 33 contrari. Un parlamento svuotato, con circa il 90% dei parlamentari assenti, ha approvato in Francia la “legge per la sicurezza globale”. Fortemente contestata per le pesanti limitazioni imposte ad attivisti e manifestanti era stata al centro delle polemiche nei mesi scontri con una serie di proteste che per settimane avevano attraversato tutto il paese.
Proteste – Era inizio dicembre quando le strade e le piazze francesi si riempirono di manifestanti pronti a tutto per impedire l’approvazione di una legge considerata liberticida. Una serie di interventi a dir poco scomposti delle forze dell’ordine, tra cui il pestaggio a freddo di un produttore musicale, combinata all’annuncio di una legge sulla “sicurezza globale” aveva portato oltre mezzo milione di persone in piazza. A destare particolare preoccupazione era l’art. 24 della proposta di legge che prevedeva una pena minima di un anno di reclusione e una multa di 45mila euro per chiunque diffonda “con qualunque mezzo, al fine di minarne l’integrità fisica o psicologica, l’immagine del volto o qualsiasi altro elemento di identificazione di un funzionario della polizia nazionale o di un agente della gendarmeria nazionale quando agisce nell’ambito di un’operazione di polizia”. Un articolo che secondo molti, dai giornalisti agli attivisti, avrebbe rischiato di porre un limite grave alla libertà di stampa e non solo impedendo la diffusione tout court delle immagini raffiguranti agenti in servizio.

Ma non è tutto. Perché se l’art. 24 era stato la goccia che aveva fatto traboccare il vaso, anche altri passaggi erano stati pesantemente criticati: una facilitazione dell’accesso alle immagini dei sistemi di videosorveglianza da parte della polizia; il rafforzamento dei poteri della polizia locale; la possibilità di utilizzare i droni della polizia anche durante le manifestazioni per identificare i manifestanti. Una serie di proposte che secondo il partito del presidente Macron “En Marche”, che ha proposto la legge, avrebbe dovuto tutelare la sicurezza degli agenti francesi ma che sono state immediatamente viste come misure pesanti in grado di limitare le libertà di tutti.
Legge – In un parlamento con 469 assenti, giovedì 15 aprile è stato dunque approvato il testo definitivo che si prepara ad entrare in vigore con un testo leggermente diverso da quello che aveva scatenato le proteste. Il tanto contestato art. 24 è stato interamente riscritto ma il risultato non è cambiato: rimosso il riferimento alla diffusione di “immagini o video”, la nuova norma introduce un nuovo reato nel Codice penale che punisce con cinque anni di reclusione e fino 75 mila euro di multa qualsiasi “provocazione [nel senso di incitare, invocare] dell’identificazione” di un gendarme, di un ufficiale di polizia, di un doganiere o dei loro parenti, “con il chiaro scopo di causare danni fisici o psicologici.” Non si parla esplicitamente di immagini e video, ma sono aumentati gli anni di reclusione e l’ammontare della multa. Modificato anche l’art. 21 con una stretta decisa sull’informazione data dal divieto ai media di diffondere il materiale fotografico e video delle body camera degli agenti perché, secondo la maggioranza di Governo, nel caso in cui circolassero immagini delle reazioni violente della polizia durante delle manifestazioni, si creerebbe un sentimento ostile nei confronti degli agenti. Restano invece la possibilità di utilizzare i droni in qualsiasi occasione per identificare i cittadini e quella di visionare senza limiti le immagini di telecamere di sicurezza anche private. Il resto del testo non è meno problematico per quanto concerne lo stato di diritto: siamo di fronte a un allargamento dei poteri della polizia e della gendarmeria che saranno concessi anche alla polizia municipale, ma soprattutto alla sicurezza privata. Infatti, la legge mira a creare un “continuum di sicurezza” in Francia rafforzando le prerogative della polizia municipale e degli agenti di sicurezza da un lato, e facilitando l’accesso ai mezzi tecnici (droni, telecamere pedonali, videosorveglianza) dall’altro.
A nulla sembrano essere servite le proteste contro una legge giudicata liberticida. A nulla è servito il richiamo delle Nazioni Unite che nel dicembre scorso avevano richiesto alla Francia, a seguito delle pesanti proteste, di riscrivere interamente la legge perché giudicata troppo pesante. In un giovedì grigio il parlamento francese, o meglio una parte molto piccola del parlamento francese, ha dato un segnale forte e grave. La legge sulla sicurezza globale va avanti come era stata pensata. Con buona pace di chi sogna la libertà di stampa e di espressione.