Politici corrotti, ‘ndrangheta e Vaticano: i clienti segreti (e protetti) di Credit Suisse
Politici corrotti, narcotrafficanti e trafficanti di uomini, l’Obolo del papa destinato alle opere pie accanto a medi e grandi evasori italiani e delinquenti, anche in odore di ‘ndrangheta. Sono solo alcuni dei personaggi che hanno conti nel secondo istituto bancario svizzero.
Il sistema bancario svizzero torna a tremare. Nel mirino è finito il colosso “Credit Suisse”, secondo istituto bancario del paese coinvolto in una inchiesta giornalistica dell’Organized Crime and Corruption Reporting Project, consorzio di 47 testate internazionali che collaborano alla realizzazione di inchieste e reportage, che ha portato alla luce l’opacità della banca. Il lavoro di inchiesta, durato oltre un anno e nato da una segnalazione anonima, ha riguardato 18.000 conti correnti riconducibili a circa 30.000 correntisti per un patrimonio totale di 88 miliardi di euro.

Quanto emerge dall’inchiesta è sostanzialmente la totale opacità dell’istituto svizzero che, nonostante vent’anni di proclami sulla trasparenza, continua ad ospitare conti di soggetti non propriamente immacolati. E non solo. Proprio a quei correntisti, con conti milionari, l’istituto avrebbe garantito privilegi speciali permettendogli di godere di regole diverse da quelle previste per tutti gli altri. L’inchiesta rivela dunque un secondo aspetto inquietante: nonostante il segreto bancario sia formalmente archiviato, la “cultura della segretezza” e la legge bancaria svizzera difendono ancora i patrimoni di chi possiede un conto sostanzioso presso una banca svizzera. E tra chi possiede un conto alla Credite Suisse, a quanto emerge dall’inchiesta, emergono figure di una certa caratura criminale: dal generale algerino che ha guidato le torture durante la guerra civile all’imprenditore dello Zimbabwe noto come “il Napoleone d’Africa” accusato di sottrazione di fondi pubblici, corruzione, evasione e finanziamento del conflitto in Repubblica Democratica del Congo. Da Pavlo Lazarenko, ex premier ucraino condannato per riciclaggio negli Stati Uniti, a Honsi Mubarak figlio del dittatore egiziano. Ma nell’elenco dei soggetti te non mancano i correntisti italiani. Sarebbero 700 gli italiani con conti alla Credit Suisse. Non tutti criminali, ovviamente, ma tra di loro molti avrebbero goduto del trattamento di favore riservato ai migliori clienti dell’isituto.
Tra i nomi italiani presente in questo gruppo “La Stampa”, parte dell’OCCRP, cita l’imprenditore Mario Merello, residente in Venezuela e marito della cantante Marcella Bella. Secondo la procura di Milano Merello era a capo di un’organizzazione a delinquere che avrebbe frodato al fisco italiano circa 450 milioni di euro. Presso Credit Suisse Merello deteneva 13 conti, oggi chiusi. Tra i clienti del gruppo svizzero anche Antonio Velardo a cui si sono interessate almeno due procure per i possibili legami tra le sue attività e i soldi delle Ndrine della costa jonica calabrese. Nella lista dei clienti privilegiati compare poi l’Obolo di San Pietro, dove finiscono le donazioni raccolte dal Vaticano. Tramite questo conto sono state gestite le operazioni che hanno portato all’acquisto dell’immobile londinese in Sloane Avenue oggi al centro di un procedimento nei confronti del cardinale Angelo Becciu.
Non si tratta del primo scandalo che coinvolge Credit Suisse, già travolta in passato da polemiche per la presenza di conti correnti collegati a criminali. Si tratta però di un’inchiesta che porta alla luce un sistema distorto che, nonostante proclami in senso opposto, continua ad esistere rendendo la Svizzera un paradiso bancario per medi e grandi evasori. Come sottolineato da “IrpiMedia” questa inchiesta rivela almeno due aspetti inquietanti: da un lato, nonostante il segreto bancario non sia più un dogma indiscusso, la cultura e la legge bancaria svizzera difendono ancora i patrimoni nascosti in quel paese, dall’altro i clienti più a rischio, lungi dall’essere analizzati più a fondo, beneficiano di un’attenzione particolare e i loro conti sono gestiti esclusivamente da un’elite all’interno della banca stessa.